Le Maestre dicono...

La prova del successo di questa meravigliosa esperienza sono le vostre parole…

Settembre 2019.
Senza troppi dubbi compilo entusiasta la richiesta al corso di Giocodanza. Alla scelta di questo corso ha contribuito senz’altro la mia maternità, che come un turbine mi ha catapultato nel mondo dei più piccoli, riportandomi alla memoria ricordi, emozioni di un passato fanciullesco. Quante cose si dimenticano, è incredibile!
Avevo voglia di immergermi in un nuovo precorso formativo che mi risvegliasse da un torpore ormai durato troppo a lungo, e che mi riconciliasse con il mio amore più grande: la danza. Questo era quello che mi aspettavo dal Giocodanza, ma quello che ho realmente trovato è stato molto di più. Il primo incontro è stato letteralmente magico! L’atmosfera è stata subito familiare ed eternamente piacevole.
Il weekend è volato, tra giochi, magie, travestimenti e sorprese.
Impossibile arginare l’energia che mi aveva sprigionato.
Quante nuove idee, quante nuove soluzioni e quanti nuovi oggetti da poter utilizzare a lezione per le mie bimbe. Cerco di procurami alcuni degli attrezzi giocattolo per la lezione della settimana, che raccolgo dentro la mia valigia (ormai compagna in questa avventura) e la sistemo in sala nel mio nuovo “angolo delle chiacchiere”. La curiosità si accende negli occhi delle mie bambine appena entrano, l’angolo delle chiacchiere piace molto, ma ad attirare la loro attenzione è soprattutto la valigia. - Maestra che cos’è? Cosa c’è dentro? -. La magia ha inizio.

- É una valigia speciale - spiego alle allieve - mi accompagna sempre nelle mie avventure ed oggi voglio condividerne qualcuna con voi! -

Catturata la loro attenzione, iniziamo la lezione, dalla valigia escono ogni volta cose sorprendenti: strumenti, fiori, fischietti, oggetti di ogni genere: perché in fondo è una valigia magica.
Ho un ricordo molto piacevole di quella lezione, l’immagine di una lezione colorata in cui io in primis mi sono divertita moltissimo.
Da quel giorno la valigia accompagna immancabile la nostra lezione, tant’è che è divenuta pure ispirazione per il tema del saggio.
L’euforia iniziale però pian piano ha lascito il posto ad un certo disorientamento da parte mia, paragonabile forse ad una sorta di stordimento. Il corso mi stava ridando energie, vitalità, idee ma allo stesso tempo scardinava il mio modo di fare lezione, rivoluzionando uno schema che oramai padroneggiavo con una certa sicurezza. Più di una volta sono dovuta ritornare sui miei passi, ricorrendo ad alcuni vecchi schemi su cui mi sentivo più a mio agio.
É iniziato un lungo e faticoso lavoro di mediazione tra il vecchio e il nuovo. La cosa più difficile per me è stata contenere l’euforia crescente che un approccio nuovo alla danza mi suscitava. Avrei voluto fare tutto, condividere con le allieve le sensazioni provate e le nuove piacevoli scoperte. Presto mi sono resa conto, però, che per questo ci vuole del tempo, il tempo necessario per metabolizzare l’esperienza, per elaborare le innumerevoli sensazioni, ci vuole il tempo giusto affinché la magia della trasformazione avvenga, un po’ come per il bruchino che un bel giorno si risveglia farfalla.

Et voilà! Ho ritrovato il mio vecchio cassetto dei sogni. Maestra, ci sei riuscita! L’ho spolverato ben bene, l’ho lasciato aperto e con la mia valigia sono pronta alla mia nuova avventura all’insegna della Danza!

Lasciate il cassetto dei sogni sempre aperto e, se non avete un sogno, inventatelo! Abbiate sempre la voglia e la caparbietà di realizzare ciò in cui credete… fate sì che il vostro sogno diventi realtà!

Così hai scritto nel tuo libro, Maestra Marinella, cercherò di non scordarlo più. Grazie!

12 Ottobre 2019

Ci siamo! Oggi è il primo giorno di corso, dopo essermi persa più volte per la strada, trovo la sede. Mi sento smarrita, ho affrontato durante la notte il lungo viaggio dalla Calabria fino a Grosseto, ma sono pronta! Intorno a me sento risuonare un dialetto familiare, proprio come quelli dei miei nonni, non ricordo quasi nulla, ero così piccola quando lo parlavo! Per vergogna, non apro bocca davanti a tutte le mie “colleghe”, credevo che il mio accento calabrese potesse non essere gradito nelle loro dolci melodie toscane. Solo al momento in cui tocca a me entrare in Segreteria, saluto tutti e imbarazzata riferisco i miei dati anagrafici, firmo le documentazioni ed esco! Mi tremano le gambe, ma entro ugualmente in sala, scelgo il posto meno visibile e mi sistemo lì, pensando tra me e me “per oggi andrà bene!”; nel frattempo arrivano altre persone che come me, sistemandosi, si guardano attorno.

Entra la maestra, un tiepido silenzio cala nell’aula, la fissiamo tutte con aria sospetta… si presenta così: “Ciao bimbe, io sono la maestra Marinella!”.

Il fatto che ci avesse chiamato bimbe non mi è dispiaciuto affatto, già immaginavo di tuffarmi nell’avventura e divertirmi proprio come una bambina!!

Finita la presentazione, la maestra inizia a raccontare un po' di sè, della sua vita e di come è nato il Giocodanza®; così, tra un sorriso stentato e qualche gioco di conoscenza, si crea una bella armonia. La giornata termina, mi sento stanca ma così felice! Non vedo l’ora arrivi domani!
Il secondo giorno l’ambiente mi mette leggermente più a mio agio, e con la stessa grinta e determinazione, mi imbatto in giochi di fantasia, palloncini e paracadute.

A fine giornata scrivo questo sms alla mia cara amica di Cambridge, nonché ballerina:
Sono in viaggio sulla strada del ritorno, dove lascio in quella sede, nonché aula di danza, una piccolissima Lucrezia che si è risvegliata e riscoperta! ❤️ Pur lavorando tutti i giorni con i bambini, avevo dimenticato come fosse essere piccoli!

Quel mondo magico dove tutto è bello e dove tutto è colorato… E così, alla fine del primo incontro di formazione, mi sento rinata! Con la voglia e l’entusiasmo di tornare a casa e leggere le dispense, per giocare e imparare insieme a tutti i miei bambini...
Sono stati due giorni faticosi, stressanti sotto il punto di vista del viaggio e delle tante ore passate in macchina, ma veramente belli!

La Danza è un mondo! Ma non lo credevo fin quando qualcuno non mi ha portato per mano a visitarlo… una di queste sei stata tu Marinella!

Fare lezione ai bambini, certo, è bellissimo… ma perché non farlo sotto forma di gioco? E quindi cerchi, nastri, orme e paracadute sono stati i miei migliori amici in questo viaggio!

Sono fiera e orgogliosa del mio percorso…❤️ ma consapevole ancora della tanta strada da fare!
Ad oggi, giunta alla fine di questo percorso, non posso dire altro che è stata un’esperienza fantastica!

E se mi dovessero chiedere cos’è per me il Giocodanza® risponderei così:
È un mondo, magico ed incantato! Un mondo nel quale entri e difficilmente ne vorresti uscire, ma quando ne esci hai qualche consapevolezza in più: quella che nulla è scontato e, a modo suo, ogni bambino è speciale! Giocodanza® mi ha fatto ritornare bambina e allo stesso tempo crescere interiormente. È stato bello riscoprire la meraviglia di un abbraccio e lo stupore di essere un unico gruppo indipendentemente dall’età e dalla provenienza.

Grazie per questa magnifica esperienza!

Dal cuore di un’eterna bambina, Lucrezia!

Ho conosciuto Marinella tanti anni fa ad Agrigento; rimasi colpita, entrando in sala insieme alle mie colleghe dall’insegnante: bell’aspetto, sorridente, stava sistemando sulla scrivania un orsetta di peluche vestito da ballerina e ci accolse salutandoci così: “Buongiorno bambine, siete pronte? Lulù vuole conoscervi!!!” indicando l’orsetta. Guardai stupita e incredula la mia collega Silvana dicendole: “Ma dove mi hai portato?” Ero tentata a non seguire la lezione, ma la curiosità dei vari oggetti che l’insegnante prendeva dal suo borsone, proprio come la borsa magica di Mary Poppins, mi fece rimanere.
Mi ritrovai coinvolta e concentrata ad inseguire la mia collega Silvana, che si era immedesimata nel ruolo dell’ape laboriosa intenta a cercare il suo alveare. Il divertimento e le risate furono indescrivibili; Silvana e le altre, da colleghe diventarono compagne di gioco.
GIOCODANZA® è questo!!! Una Metodologia innovativa, finalizzata a risvegliare nei bambini la fantasia e la creatività, tramite un’attività ludica in cui il bambino scopre le sue potenzialità, il suo autocontrollo, si relaziona e interagisce con gli altri. Senza togliere nulla al programma di Tecnica Propedeutica alla Danza, il bambino rispetta le regole che non vengono imposte, ma proposte nel gioco e la lezione diventa più divertente, più dinamica ed IO insegnante, divento una compagna di giochi, mi ritrovo a correre, saltare, fare dispetti e boccacce, SI RITORNA BAMBINI!

Avevo il bisogno di ritornare bambina, di cercare “L’ISOLA CHE NON C’È” come nella favola di Peter Pan...

Cara Marinella,
è difficile mettere su carta quello che per me è stato il percorso di Giocodanza, è un vortice di emozioni che ti accoglie, ti istruisce, ti protegge, ti coccola, ti fa esprimere e pensare all’importanza che ha il nostro lavoro.
Quando è arrivato il covid ho avuto il tempo di fermarmi e riflettere su cosa fare della mia vita e soprattutto dell’Università. Arrivai alla conclusione di dover lasciare l’Università e intraprendere la strada dell’insegnamento. E così, se è vero che tutto torna, sono ritornata al mio sogno da bambina lavorando ogni giorno per renderlo sempre più concreto e realizzabile.
Quindi, in piena pandemia mi sono diplomata insegnante di danza moderna e sotto consiglio di Roberta Broglia e delle ex compagne di corso, ho conosciuto il mondo del Giocodanza, ne hanno parlato con talmente tanto entusiasmo e orgoglio, che ero sicura di voler entrare in quel mondo fantastico e magico di cui mi avevano tanto parlato. Mi sono affidata ciecamente dei loro consigli e quando sono venuta al Seminario ero euforica e non sapevo cosa aspettarmi. Quando sono uscita dalla scuola ho capito di essermi innamorata del Giocodanza, un Metodo che dà la possibilità di divertirsi, superare paure e ostacoli, educare ed esprimersi nel linguaggio più puro che un bambino ha: il gioco.

Alla prima lezione mi sembrava di essere entrata in un’altra realtà, fatta di oggetti magici e situazioni fantastiche gestite dalla regina indiscussa del gioco Marinella e dalla sua fedele aiutante Lulù.

Seguendo questo corso ho capito l’importanza di non fermarsi mai, di reinventarsi sempre e concedersi agli allievi con tutte noi stesse. Credo fermamente che quello che tu dai nei tuoi corsi non sia solo un Metodo per vedere il mondo della Danza da un’altra prospettiva, ma anche l’abbracciare il Giocodanza con tutta l’anima, portarlo dentro di sè ed elaborarlo.

Mi ha stupito come dietro ogni gioco, ci sia uno studio meticoloso e una premura disarmante, nulla viene lasciato al caso e quindi qualsiasi gesto, oggetto e situazione sono parti fondamentali di ogni singolo gioco. Per me il gioco inteso come gioco educativo, che diverte e che cura ogni aspetto psicofisico del bambino, è ciò che rende veramente unico questo Metodo. Questo tipo di attenzione per l’attività ludica viene messa al centro fin da subito e sottolineata continuamente, per far capire sia a noi future insegnanti di Giocodanza, ma anche ai genitori e a tutti quelli che vengono in contatto con il Metodo, che il gioco non è altro che il linguaggio naturale del bambino e sta a noi adulti cercare di utilizzarlo nel miglior modo possibile per dialogare con lui.

Da questo percorso ho capito quanto sia fondamentale proporsi, piuttosto che imporsi. Per anni ho visto insegnanti di danza attenti alla sola tecnica e proporre noiosi esercizi in tenera età, senza mai fermarsi a pensare se il bambino fosse veramente soddisfatto e incoraggiato a proseguire questa bellissima disciplina. Solo con il percorso del Giocodanza ho sentito parlare di livello di soddisfazione, d’incoraggiamento e di attenzione, a livello sia fisico che psichico, del bambino.

Con questo corso ho capito quanto sia importante sposare l’idea di mettere il bambino al centro della lezione, renderlo l’attore protagonista guidato dalla regia dell’insegnante.

Amo i bambini e amo anche la Danza. Un giorno ho chiesto alla mia splendida maestra Tiziana Rega, mio punto di riferimento, come potessi fare a coniugare queste mie due passioni.
È così che è iniziato tutto, così ho conosciuto il Corso di Formazione Giocodanza.

Mi si è aperto un mondo fantastico, un mondo in cui si può insegnare questa nobile disciplina giocando. Non nego che per me partecipare a questo percorso non sia stato faticoso, perché abito lontano da dove si è svolto, ma le emozioni che ho provato e l'insegnamento prezioso che ho potuto ricevere mi hanno abbondantemente ripagata.
In punta di piedi sono stata accompagnata nella terra della fantasia in cui l'immaginazione fa da padrona. Un viaggio fantastico in cui puoi incontrare personaggi meravigliosi che con la loro semplicità insegnano a tutti, grandi e piccini, ad affrontare la vita fatta di gioia, ma anche di paure. Ho conosciuto persone splendide. In primo luogo Marinella Santini, donna forte e generosa, ricca di passione per ciò che fa. Capace di trasmettere il suo amore per l'insegnamento e di donare con grande generosità il suo sapere. Sono entrata nell'universo dei bambini e ho appreso come interagire con loro, perché si può insegnare la tecnica e la disciplina anche con il gioco.

Nella crescita di un bambino il gioco è importante e fondamentale, perché attraverso le sue regole da osservare insegna il rispetto per gli altri.

Questo ho imparato da Marinella, ad uscire dagli schemi e a dare spazio alla fantasia.
Gliene sarò per sempre grata.
Grazie al Giocodanza ho conosciuto ragazze fantastiche, compagne di viaggio con cui sono partita per questa magica avventura. Persone che rimarranno sempre nel mio cuore.

Non posso certo dimenticarmi dell'incontro con Lulù, piccola e soffice orsetta magica.
Grazie a lei la timida bimba nascosta dentro di me, spaventata dalla "realtà", è uscita allo scoperto, le ha parlato, si è presentata.
Dopo l'iniziale sgomento nel riconoscere la "me bambina" e nel presentarmi a lei, l'ho presa per mano e insieme abbiamo iniziato questo fantastico percorso.
In un attimo, tutto si è trasformato e un mondo fatato fatto di musica, palline colorate, cannucce, bambole, palloncini, note musicali, bottigliette e perchè no, anche di rotoli di carta igienica, ha preso il sopravvento.

Ho trascorso momenti bellissimi, ho imparato un Metodo fantastico per rispettare i bisogni e i tempi dei bambini. Ho giocato con le emozioni, ho vissuto un sogno…

Grazie per tutto questo!

Avevo sempre sentito parlare positivamente del Metodo Giocodanza e ad essere sincera… ci ho messo un paio di anni prima di decidermi ed iscrivermi al corso, vuoi per un motivo o per un altro o forse perché non ne sentivo ancora la piena necessità.
Mai, però, mi sarei aspettata una cosa del genere. È proprio vero, finché non lo provi fisicamente e non lo vedi con i tuoi occhi, non puoi capire come ci si sente. E adesso posso dirlo, CI SI SENTE PROPRIO BENE!
Non nego che al primo incontro ero molto agitata e nervosa, non sapevo cosa aspettarmi dal corso o chi avrei incontrato…. forse si sarà capito, ma sì, sono una persona molto riservata e ho sempre avuto difficoltà a raccontarmi o aprirmi con persone con le quali non ho confidenza, tuttora per me scrivere questa relazione non è per niente facile.

Il primo weekend a Roma credo che per me sia stato il più importante, primo perché finalmente scoprivo di cosa trattava il Metodo, secondo perché ho vissuto delle emozioni inaspettate una di seguito all’altra. Come già detto, all’inizio ero molto intimorita, poi, con i giochi rompighiaccio, e il solo doversi presentare pronunciando il proprio nome ad alta voce, le mie emozioni sono cambiate, ed ho avvertito un senso di ansia e di disagio. Non sono mai stata amante dei giochi o degli esercizi che implicano l’uso della voce (anche se ritengo che siano necessari e molto utili, soprattutto per le persone riservate come me perché con il tempo aiutano a sbloccarsi ed aprirsi); anche quando ero in Accademia e c’era la lezione di Improvvisazione o Teatrodanza, tendevo spesso a “nascondermi”.

Successivamente il mio senso di disagio si è affievolito ed è subentrata un’emozione molto positiva: ero serena e più rilassata, mi sentivo a mio agio e i giochi successivi sono stati per me puro divertimento.

Sono uscita da quel primo incontro molto soddisfatta, piena di entusiasmo; non vedevo l’ora di mettere in pratica con le mie bambine quello che avevo appreso e che arrivasse il prossimo weekend a Roma.

Insomma, tutto questo per dirti GRAZIE Marinella!
Grazie perché il bambino che è dentro di me si sta risvegliando. So che può sembrare una frase fatta, ma è una sensazione che veramente ho percepito uscendo dai vari incontri, specialmente dai primi in cui ci siamo immedesimati completamente nei bambini e ci siamo ritrovati ad eseguire concretamente i giochi di questo fantastico mondo. Ad oggi, posso dire che questo Metodo è veramente quello che mi serviva per progredire nel mio insegnamento.
Infatti, spesso mi capitava di essere nel bel mezzo di una lezione e pensare già a quella successiva. Grazie a questo corso, ho imparato a godermi di più il momento e a porre più attenzione sul bambino, e devo dire che risultati sono molto positivi. I bambini escono sempre con il sorriso dalle lezioni e credo che non ci sia soddisfazione più grande per un insegnante… quando poi alla gioia e al divertimento del bambino si affianca anche quella della maestra, allora siamo proprio a cavallo!
Nella società in cui viviamo purtroppo siamo abituati alla frenesia, al correre da una parte all'altra e non ci fermiamo mai né fisicamente né mentalmente. Credo che invece sia molto importante fermarsi, osservare, socializzare in modo sereno e vivere in modo più tranquillo (e non mandarsi a quel paese se non ci viene data la precedenza in auto!). Facciamo tutti un bel respiro e godiamoci quello che stiamo vivendo senza dimenticarci di GIOCARE ovviamente!!

Io mi ritengo molto fortunata perché è vero che il nostro è un lavoro molto faticoso, ma è alimentato dalla passione per cui tutto è molto più leggero.

Questo incontro con il Giocodanza è stato per me una boccata di aria fresca e pura, pieno di spensieratezza.

Grazie di nuovo Marinella e spero davvero che sia l’inizio di un periodo più sereno per tutti!

Con affetto,

Ciao Marinella, mi sono ricordata di darti del tu!

Vorrei iniziare questa mia testimonianza con una parola: “sincerità” - dal vocabolario Treccani (sincerità s. f. [dal lat. sincerĭtas -atis]. – Il fatto di essere sincero; caratteristica di chi o di ciò che è sincero: [...] dei sentimenti di qualcuno; rispondere con s.; vi parlo con tutta s., con assoluta sincerità. Per estens., schiettezza, purezza: s. di costumi, di cuore; non com., autenticità).

Ho riscontrato, nel fare questo percorso, tanta autenticità da parte tua, Marinella. Per me sei stata e sei un raro esempio di pura passione e di amore, sia per i bambini sia per la propria professione. Ho conosciuto poche persone che credono in ciò che fanno che investono sentimenti, passione, e che offrono il loro tempo, la loro vita per gli altri. Non è un elogiare ma un riscontro che sento nel profondo.

Sono una insegnante che lavora a tempo indeterminato in una Scuola Statale dell’Infanzia, attualmente, gestisco una sezione di ventiquattro bambini. Ogni giorno ho la fortuna di essere in relazione con loro, bambini che hanno da condividere un mondo interiore immensamente grande, fatto di sogni, vissuti, a volte belli, a volte meno belli (ma vissuti), fatto di spontaneità e sincerità, per questo meritano rispetto. In quanto docenti, siamo impegnati come mediatori, registi, facilitatori, in un percorso delicato e importante e dobbiamo essere consapevoli della scelta professionale che abbiamo fatto.

Credo nella formazione continua e non ho timore di mettermi in gioco. Mi sono specializzata sul sostegno alla LUMSA di Roma, ho avuto il privilegio di affiancare, nelle scuole, bambini con le più diverse disabilità e vedere da vicino le sofferenze dei genitori e degli stessi bambini, una sofferenza le cui barriere, oltre al male oggettivo, si riscontrano nei fattori ambientali, in una società ipocrita e formale fino alla vergogna. Per formale non intendo la buona educazione che bene sta ovunque andiamo, ma il fatto di etichettare le persone come se fossero barattoli e che tutti si sentano tuttologi in grado di comprendere tutto ciò che non va in una creatura senza ascoltare veramente, senza conoscere, senza sapere… questo ha generato e genera in me molta tristezza. Si sottovaluta molto l’aspetto relazionale ed empatico, che è fondamentale in ogni settore della nostra esistenza, a maggior ragione se parliamo di bambini in età evolutiva con i quali ci dobbiamo confrontare.
Nella mia professione ho potuto osservare come la mancanza di ascolto ci porta a non lavorare bene con quel determinato bambino. Senza l’ascolto attivo dell’alunno, non si struttura quella relazione empatica che ci permette di aiutare tutti i bambini riconoscendone e rispettandone le diversità, al fine di utilizzare strategie idonee e funzionali per una loro crescita armonica e sana.

Tornando ad oggi, posso dire di avere scelto questo percorso in quanto ho avuto modo di assistere a delle lezioni di Giocodanza a Terni, la città in cui vivo, e di osservare la gioia dei bambini nel partecipare alle varie proposte didattiche. In quel periodo seguivo un bambino con Sindrome dello Spettro Autistico ad alto funzionamento con diversi problemi comportamentali, eppure durante le lezioni di Giocodanza si adeguava alle richieste del contesto, partecipava e la sua disabilità non si percepiva. Trovo che questo Metodo, oltre ad essere ideale per l’Infanzia, in quanto utilizza il gioco come motivatore/facilitatore pur perseguendo altissimi obiettivi formativi, sia altamente inclusivo, in quanto è flessibile e adattabile alle varie esigenze di ogni realtà.

Ho scelto questa Formazione con convinzione, ma anche con tanti timori a livello personale, ben sapendo di non essere una danzatrice e di non avere certamente il fisico per danzare, ma la motivazione è stata quella di “completare” la mia formazione nel trattare l’aspetto corporeo del bambino, inteso come consapevolezza, nell’aiutarlo in ciò che per lui è così congeniale.

Il movimento per il bambino è spontaneo, è crescita e sicuramente è un aspetto molto importante da potenziare. Oltre alle varie teorie psico pedagogiche, avevo bisogno di saper lavorare con loro dal punto di vista corporeo, e la danza e la musica sono estremamente importanti per ogni persona, a maggior ragione per i bambini.

Questo Metodo, a mio avviso, è completo, unisce la piacevolezza, la leggerezza, l’immaginazione ad altissime finalità didattico-educative, da poter spendere anche con i bambini con fragilità, non solo quelli certificati, ma anche per coloro che magari sono timidi, o hanno difficoltà a relazionarsi o difficoltà ad interiorizzare piccole regole di buona convivenza.

Sono felice di avere fatto questa esperienza e certamente sono consapevole di essere all’inizio del cammino, se mi verrà data la possibilità di esprimermi, cercherò sempre di migliorarmi per donare un tempo di qualità ai bambini con i quali mi rapporto ogni giorno.

Vorrei concludere con questa citazione: “Il sapere competente porta l’occhio a saltare il muro delle superficialità di coloro che continuano a immaginare il bambino come un soggetto incompetente, che saprà fare solo quando avrà imparato strumentalmente a leggere e a scrivere”.

Niente di più falso! La vera competenza è la libertà di stupirsi, meravigliarsi, appassionarsi. Senza lo stupore e la meraviglia, diceva Albert Einstein, non ci sarebbero né la matematica né le scienze. Un buon docente ha sempre molto da imparare dai pensieri, dalle teorie, dalle congetture che i bambini mettono in campo.

Grazie di cuore Marinella, averti incontrata è stato illuminante…

Ringrazio il tuo Staff, persone sempre attente e gentili, e ringrazio anche le mie colleghe che mi hanno arricchita di nuove visioni e mi hanno fornito, magari anche inconsapevolmente, il coraggio di arrivare alla fine di questo bellissimo cammino.

Grazie, sinceramente grazie.

Cara Marinella, voglio iniziare questa relazione con quello che sento più importante e cioè “ringraziarti”.

Voglio dirti grazie per aver speso il tuo tempo, la tua passione, la tua creatività, e tanto altro, in questo meraviglioso progetto. Sei stata coraggiosa e molto intuitiva a distaccarti da quello che era il format di lezione di Propedeutica, per sperimentare con i tuoi allievi percorsi diversi. E così facendo, hai creato un mondo magico fatto di tanti ingredienti, fantasia, immaginazione, oggetti, musiche, dove la disciplina e le regole si fondono in maniera armoniosa alla gioia e al divertimento.
Hai creato un dono meraviglioso per i bimbi ma soprattutto per noi maestre.

Leggendo i tuoi libri, attraverso i quali ci hai fatto meglio conoscere il percorso di esperienze che ti ha condotto a questa tua opera di ricerca, mi sono tanto entusiasmata e più volte commossa, ti sei mostrata intimamente e anche per questo ti ringrazio! È stato appassionante leggere le tappe della tua vita, il fervore e la determinazione che hai sempre investito e anche conoscerti attraverso i tuoi momenti più delicati e sofferti.
Tu hai saputo metterti “in ascolto” di te stessa e soprattutto in ascolto dei tuoi bimbi. Anch’io voglio essere in ascolto, ecco perché sono qui!

Sto conoscendo il tuo Metodo dopo già tanti anni di insegnamento, tanti anni in cui ho incontrato tanti bimbi. La maggior parte di loro li ho visti crescere e insieme a loro sono cresciuta e cambiata anch’io. Se i miei approcci e i miei modi sono cambiati negli anni, una cosa è rimasta invariata sin dalla mia prima lezione e cioè la consapevolezza dell’importanza del mio ruolo come insegnante. Per citare la famosa frase “Insegnare è toccare una vita per sempre”, ho sempre sentito forte questa responsabilità. Insegnare non è solo mettere in campo il proprio sapere, ma soprattutto mettere in campo ciò che siamo, perché costruiamo una relazione con i nostri allievi che rimarrà nella loro memoria per sempre.

Se mi guardo indietro posso sentirmi abbastanza soddisfatta di quello che ho seminato e lo capisco proprio da quello che mi ritorna dai miei allievi, sia di ieri che di oggi; alcuni loro feedback davvero ti scaldano il cuore, per non parlare poi dei rapporti di amicizia creati proprio con allievi conosciuti quando erano bambini. Eppure, c’è una parte di loro con i quali i miei strumenti non sono stati sufficienti, io non sono stata alla loro altezza e non sono stata capace di accogliere i loro germogli e farli fiorire insieme alla danza e insieme a me…

La pazienza non mi è mai mancata e neppure la gioia di insegnare, inoltre ho sempre amato tanto i piccoli che i grandi. Per me, sono stati sempre tutti importanti, ma con il passare degli anni nella lezione con i piccoli mi sentivo sempre meno entusiasta di come mi sentivo mentre lavoravo con i più grandi. Quelle “immagini giocose” e quelle strutture di lezione che avevo elaborato per tenere alta la loro attenzione cominciavano a non motivare più me stessa, erano diventate una routine e mi divertivo con loro solo nei momenti coreografici. In quel periodo era impensabile per me accogliere bambini sotto i cinque anni, il mio linguaggio, i miei obiettivi, le mie aspettative non erano adeguati a bimbi più piccoli. Ho ritenuto che questo mio calo di entusiasmo fosse una conseguenza fisiologica dell’avanzare dell’età, non sapevo ancora che il fanciullino dentro di me bramava solo di essere risvegliato!
Sono stata sempre amante dell’ordine, della disciplina e ho sempre pensato che l’insegnamento della danza esigesse rigore, pur rispettando i tempi di apprendimento di ognuno e mostrandomi sempre attenta a motivare tutti gli allievi. I miei obiettivi erano far appassionare i miei allievi alla danza, insegnare la tecnica e attraverso questa insegnare la costanza, la determinazione, lo spirito di gruppo, rafforzare l’autostima e tutti quei meravigliosi benefici che lo studio della danza ti regala.

Sentivo il mio lavoro una missione ma non conoscevo ancora il Giocodanza. Oggi posso dire che il mio ruolo, che da insegnante diventa educatore, si veste di una luce nuova, più alta. Lavorare ponendosi come fine primario, non la formazione del ballerino, ma la formazione della persona, ti cambia il punto di vista e personalmente mi fa sentire “liberata”.

Entrare nella famiglia di Giocodanza mi ha dato le risposte di cui avevo bisogno e soprattutto mi ha dato strumenti nuovi. Prima del Giocodanza non è che la mia lezione non avesse momenti di gioco, ma non ritenevo possibile condurre un’intera lezione attraverso il gioco. Pensavo, se passiamo tutto il tempo a giocare, quando andiamo avanti con lo studio della tecnica? E invece, non tenevo presente che “il lavoro del bambino” è proprio giocare, e utilizzare il suo linguaggio è il modo più proficuo di farlo crescere attraverso la Danza non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale.

Il Giocodanza utilizza il gioco educativo con contenuti, regole e obiettivi ben precisi, e tutto è proposto al bambino nel rispetto dei suoi tempi, in un modo assolutamente stimolante e coinvolgente. E che meraviglia per noi poter tornare bambini insieme ai nostri allievi, venire travolti dal loro entusiasmo ed emozionarci guardando i loro sorrisi divertiti, praticamente... la felicità!

Nei nostri weekend di studio, ho accolto con grande interesse la modalità dell’esplorazione del movimento in maniera libera e creativa nello spazio attraverso gli esercizi-gioco. Precedentemente dedicavo questo aspetto alla fine della lezione e invece nel Giocodanza è un punto importante. Si dà largo spazio alla valorizzazione della naturalezza e della spontaneità del bambino che, con la guida dell’insegnante, viene accompagnato durante i giochi proposti a sperimentare il suo movimento in maniera libera e senza schemi rigidi, favorendo lo sviluppo della sua immaginazione e della sua creatività e, devo dire, i bimbi si divertono tanto in questa modalità!

Un tocco di colore e allegria alle lezioni è dato dall’uso degli oggetti. Prima guai a far portare alle bimbe giocattoli in sala e invece ora mi sento un po’ Mary Poppins con la sua borsa magica. Gli attrezzi-giocattolo sono per il bambino un ulteriore stimolo, sono di supporto all’attività fisica e rendono tutto più divertente, inoltre in alcuni casi aiutano il bambino ad entrare nella situazione che vogliamo ricreare con il nostro esercizio-gioco, stimolando ancor di più la sua immaginazione e la sua fantasia.

Infatti, preservare l’immaginazione e la fantasia, e stimolare così la creatività del bambino, è un altro punto cardine del Giocodanza. Nel programma sia del primo che del secondo Ciclo, il bambino non viene mai ingabbiato dentro schemi rigidi, al contrario, viene costantemente stimolato con la modalità del “far finta di…”, che lo trasporta nel mondo magico della fantasia. Stimolare la sua capacità simbolica e interpretativa aiuta il suo sviluppo intellettivo e, momento culmine di questa stimolazione, sono i Giochi di Fantasia. L’introduzione di questa parte ha dato alle mie lezioni quel tocco di magia rendendole ancora più gioiose ma, cosa più preziosa, il “far finta di…” ha trasformato me! Mi ha riportata vicina al mondo dei piccoli, riscoprendo la bimba che è in me, come nei primi anni di insegnamento, ma oggi con una maturità arricchita dall’esperienza e dall’acquisizione di nuovi strumenti. Ad ogni lezione guardo quegli occhioni limpidi, pieni di aspettativa e mi faccio piccola come loro, mi diverto e mi stanco insieme a loro, con l’obiettivo che ogni fine lezione escano con un pezzettino più luminoso nel cuore.

Voglio concludere questa relazione rivolgendomi alla “donna” Marinella che con generosità ci hai fatto conoscere anche negli aspetti più fragili.
Come tipo di insegnante, ti sei descritta a noi, tendenzialmente fredda con gli allievi, ma ritengo, che al di là dei modi ai quali ti riferisci, il Giocodanza ti ha portato a seminare tanto Calore e Amore, prima con i tuoi allievi e ora, attraverso noi, stai continuando a seminare germogli di Bene. Per questo, virtualmente, mi piacerebbe rimandarti il nostro amore e farti arrivare tutto il calore e la gioia delle mie bimbe, grazie!

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